Oggi voglio raccontarti di un piatto davvero particolare, un menu che forse oggi farebbe inorridire molti, ma che in passato era davvero molto apprezzato.
Siamo nella Grecia antica, in particolare ci addentriamo in un mondo completamente diverso da quello in cui viviamo oggi: un mondo fatto di rigore e sobrietà, il mondo di Sparta.
Degli Spartani non si può certo dire che si lasciassero andare al piacere del cibo!
Per loro una torta al miele o un piatto particolare praticamente non esisteva. Generalmente, infatti, essi si nutrivano per necessità, lasciando da parte il palato.
Dediti quasi completamente alla guerra, di solito gli Spartani si cibavano di quanto coltivato dai loro schiavi, gli Iloti. La loro alimentazione, quindi, era prevalentemente a base di prodotti della terra: frutta, verdura, legumi.
Come a CretaCreta, anche a Sparta esistevano i sissizi, i pasti comuni. Nella città dei guerrieri a questi eventi potevano accedere tutti i cittadini con età superiore ai 30 anni che avevano combattuto insieme.
I pasti comuni erano un momento importante per gli Spartani: non vi si poteva rinunciare per nessun motivo e ciascuno doveva partecipare versando un contributo fisso. Una tassa, in pratica, in parte costituita da derrate alimentari, in parte da moneta. Ogni mese ciascuno doveva cedere una parte dei suoi beni alimentari, in particolare vino, fichi e formaggio di pecora. Partecipare al sissizio era obbligatorio, chiunque non ne prendesse parte rischiava di retrocedere di grado e persino di perdere i diritti politici. Una quesitone di onore, quindi, più che di pancia.
Ai sissizi era bandito in tutti i modi il cibo di lusso, si mangiavano piatti ricchi di proteine, la maza, formaggi e fichi secchi, ma il piatto forte era il famosissimo “brodo nero”.
Si trattava di una zuppa molto particolare, preparata con fave, carne e sangue di maiale. Era quest’ultimo a dare la colorazione scura al brodo.
Il brodo nero era un piatto apprezzato dagli Spartani anziani, che pare preferissero berlo e lasciare la carne ai più giovani. Tuttavia il “piatto forte” di Sparta non godeva di molto gradimento nel resto della Grecia abituata a sfarzi e banchetti molto più succulenti.
Si racconta che Dionisio, il tiranno di Siracusa, avendo sentito tanto parlare del brodo nero apprezzato dagli Spartani, fece chiamare un cuoco direttamente da Sparta, affichè lo potesse preparare secondo la ricetta originale.
Una volta assaggiato, però, il tiranno restò disgustato, tanto che il cuoco, risentito, rispose che per poterlo gradire “avrebbe dovuto fare il bagno nell’Eurota”. Cosa voleva dire questa affermazione? Semplicemente che per poterlo apprezzare avrebbe dovuto vivere nell’austerità e sobrietà degli Spartani.
Per quanto possa apparire poco appetitoso, il brodo nero spartano era tutto sommato un piatto completo, ricco di carboidrati, proteine vegetali e animali, aminoacidi essenziali e grassi.
Una versione più recente della ricetta (e anche più gradita) è quella delle fave alla spartana, con quadretti di prosciutto, aglio, pepe e olio.
E poi c’è la nostra versione pugliese: purè di fave con cicorie, un possibile equivalente della maza greca!
Fonti: http://www.treccani.it
Giancarlo Signore, Vittorio Iammarino Storie di alimentazione, di vivande, di piaceri, Edizioni LSWR
Giancalo Signore, Storia delle abitudini alimentari: dalla preistoria ai fast food, Tecniche Nuove, 2010
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